C now hepatitis nasce come progetto di sviluppo di una application rivolta al Medico di Medicina Generale per sostenerlo nell’identificazione dei trigger utili allo screening per epatite C e offrirgli un servizio di close to care per facilitare l’indirizzo del paziente al centro di cura specialistico affiancando, attraverso l’uso di social networking, un progetto di aumento della consapevolizzazione dell’importanza dello screening e la richiesta di cura da parte della popolazione generale. 
Attualmente il progetto si rivolge anche alla popolazione generale e a tutti coloro che vogliono acquisire maggiore conoscenza sulla malattia da virus C  e scoprire il rischio di avere contratto l'infezione.

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La malattia cronica di fegato sostenuta da agenti virali (HCV e HBV) rappresenta un problema sanitario di notevole rilevanza.

La persistente alterazione di test di funzione epatica è stata identificata nel 10-17% della popolazione e i fattori eziologici più rappresentati sono i virus dell’epatite C (HCV) e B (HBV).

Vi sono dati estremamente discordanti sulla prevalenza delle malattie epatiche virali. In linea di massima si può sostenere che l’epidemiologia dell’epatite B in Italia ha subito un notevole cambiamento negli ultimi 30 anni dovuto principalmente alle campagne educazionali sui comportamenti a rischio sessuali e parenterali, al miglioramento delle condizioni socio-economiche e igieniche intra ed extra-familiari e all’introduzione della vaccinazione anti-HBV obbligatoria dal 1991 nei neonati al terzo mese di vita e nei dodicenni. Per tali motivi la positività per HBsAg nella popolazione generale si attesta attualmente ad un livello < 2% con rara presenza di epatite Delta.

Diverso è il quadro epidemiologico dell’infezione da  HCV. Gli studi condotti in Italia hanno rilevato un dato di prevalenza globale oscillante tra il 3,9 e il 16,2% con un forte gradiente Nord- Sud, ed una drammatica prevalenza nei soggetti > 60 anni, a riflettere la larga diffusione del virus negli anni ‘50 e ’60. La via di trasmissione preferenziale di HCV è parenterale , tuttavia il recente aumento di infezioni acute da HCV tra maschi omosessuali, ha evidenziato la possibilità di rischio di trasmissione sessuale con risvolti epidemiologici che coinvolgono anche le fasce di età più giovani. Altra importante causa di trasmissione sono le cure estetiche (manicure, pedicure, estetista) e i tatuaggi.Tali pratiche largamente diffuse, sovente non prevedono attenzione adeguata alla sterilizzazione degli strumenti utilizzati rappresentando una fonte verosimilmente importante  di possibile trasmissione di virus epatite. 

Nel  Piano Nazionale per la prevenzione delle Epatiti Virali  da virus B e C (PNEV) sono prese in considerazione 5 linee di indirizzo:

  1. Epidemiologia.
  2. Prevenzione. 
  3. Sensibilizzazione, informazione e  prevenzione.
  4. Cura , trattamento e accesso.
  5. Impatto sociale .

In particolare gli obiettivi del 1° e del 2° punto prevedono il conoscere  la prevalenza delle infezioni croniche da virus B e C dell'epatite , anche allo scopo di realizzazione  progetti di screening e di identificare il numero di pazienti non ancora diagnosticati.

La recente introduzione di farmaci antivirali specifici per HCV (Direct ActingAntiviral DAA) potrebbe cambiare la prevalenza dell’infezione a patto che si agisca in modo massivo affinché la maggior parte dei pazienti venga trattata .

Non essendo tuttavia noto il numero preciso di pazienti da trattare la  previsione  di spesa  per la cura dell'epatite C è particolarmente variabile.

Per garantire uno screening  corretto della popolazione trigger è essenziale , come suggerito dal PNEV, promuovere campagne di formazione e informazione che coinvolgano la popolazione generale e i medici di famiglia. Da dati forniti dalla Società Italiana di Medici di Medicina Generale (SMMG) i medici di famiglia prescrivono i test per HCV,  in presenza di ipertransaminasemia, solo nel 30% dei casi circa .

I medici di famiglia rappresentano quindi un target fondamentale per permettere un migliore approccio alle malattie epatiche virali e incrementare lo screening della popolazione attraverso il riconoscimento  di caratteristiche trigger.

Una popolazione generale consapevole , potrebbe inoltre farsi protagonista con una richiesta proattiva di screening in caso di sospetta  patologia epatica.

Secondo le indicazioni del PNEV, inoltre i medici di famiglia devono essere messi nelle condizioni non solo di identificare tramite lo screening una popolazione/comportamenti trigger, ma  anche di indirizzare agevolmente ai centri di cura specialistici. Rappresentano altresì preziosi veicoli di prevenzione per scongiurare il rischio di reinfezioni.

D’altro canto i pazienti con pregressa epatite C guariti (con ottenimento di SVR), che non necessitano di follow up presso un centro specialistico, potrebbero trovare, nel medico di famiglia, la figura sanitaria di riferimento liberando   risorse e spazi nei centri infettivologici, gastroenterologici/epatologici utili ai pazienti che da mettere in cura, oggi la totalità dei pazienti affetti.

Una collaborazione proficua tra medici di famiglia e medici specialisti infettivologi /gastroenterologi-epatologi accanto alla consapevolizzazione della  popolazione sulle possibilità di cura per le epatiti virali ,  permetterebbe di

  • Incrementare gli screening
  • incrementare la consapevolezza delle possibilità di trasmissione della malattia, inducendo

comportamenti adeguati per ridurre il contagio

  • Identificare patologie che potrebbero comportare gravi rischi per la salute del paziente
  • Un proficuo “close to care” con ottimizzazione dell’invio dei pazienti al centro di cura specialistico
  • La collaborazione post-trattamento con la medicina generale per la presa in cura del paziente con malattia di fegato che non necessita ulteriormente di un approccio specialistico 

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